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Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti ne raccontano la storia da un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri dell'epoca coinvolti dall'INA-Casa durante il Primo settennio (1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere. Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali sorti nel solco dell'espansione della città di Napoli verso Occidente, composto da tasselli preziosi per l'ampliamento della conoscenza di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli esiti della collaborazione anche con i professionisti romani, come Mario Fiorentino, rende infine possibile la verifica della fertile contaminazione delle idee in quegli anni.